LANCIANO – L’amore per le scritture brevi Giuseppe Rosato lo coltiva da sempre e l’ha collaudato in mille modi, e infatti è appena uscito “Vita dei pesci rossi nell’acquario” (Manni), che ne raccoglie molte e che fa il paio con “La neve al cancelletto di partenza”, apparso qualche anno fa. Cosa c’è nelle pagine? Brani di poche righe, sospesi tra prosa e poesia, che ricordano quei panni che i pittori tengono vicino alla tavolozza mentre dipingono: stoffe che, a forza di striarsi di colori, alla fine diventano esse stesse opere. L’immagine è buona anche per descrivere queste scritture, che sono soprattutto tracce, indizi, allusioni: a idee di romanzo, a spunti, a suggestioni, a sogni, a monologhi, a stimoli colti nel momento del loro affiorare e poi lasciati a quel destino di incompiuti che è, probabilmente, la vera ragione della loro esistenza (e – perchè no? – la garanzia della loro "verità"). Come dire: venire al mondo così, un po’ per caso, un po’ per gioia, un po’ per dolore. Forse anche soltanto un po’ per vivere. E come se osservasse lo straccio dove il pittore ha lasciato le tracce del suo lavoro, il lettore di questo libro trova davanti a sé un album di scorci e tonalità dove tutto sa di silenzio e segreto.
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